S’hymnu sardu nationale – Inno Sardo

S’hymnu sardu nationale

Inno del Regno di Sardegna sabaudo

La Sardegna vanta un primato: quello dell’inno d’Italia, un inno nazionale, una composizione dove i sardi dichiarano la loro fedeltà al Re. “S’hymnu sardu nationale“, “L’inno nazionale sardo“, fu l’inno del Regno di Sardegna sabaudo. Risale agli anni trenta del XIX secolo e fu scritto dal sacerdote Vittorio Angius. La musica venne composta dal Maestro  Giovanni Gonella (1804-1854), musicante della “Brigata Regina”. L’Inno Nazionale Sardo venne poi adottato nel 1844 da
Casa Savoia come primo inno nazionale, quando l’Italia come espressione politica si chiamava ancora “Regno di Sardegna“. “Fratelli d’Italia” di Goffredo Mameli, ha dunque un predecessore ufficiale… in lingua Sarda!

La prima esecuzione ebbe luogo al Teatro Civico di Castello di Cagliari il 20 Febbraio 1844. Lo spartito originale è stato ritrovato nell’archivio dell’Auditorium Comunale di Cagliari dal professor Francesco Cesare Casula, direttore dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del CNR.

L’ultima esecuzione ufficiale fu nel 1937, dal coro della Cappella Sistina, per espresso desiderio di Vittorio Emanuele III di Savoia, durante la cerimonia per il conferimento della Rosa d’Oro alla regina Elena da parte di Papa Pio XI.

L’inno, scritto in sardo logudorese, venne affiancato alla preesistente Marcia Reale, la quale fu a sua volta sostituita dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, nel 1946, dal Canto degli Italiani. Nel 1991 “S’Hymnu sardu nationale” è stato eseguito dalla banda dei Carabinieri al Quirinale il 29 Maggio, nel tradizionale ricevimento offerto al corpo diplomatico straniero. Era inteso come un omaggio alle origini sassaresi del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Venne suonato nuovamente al momento delle sue dimissioni da Capo dello Stato, il 28 aprile 1992.

Coro Barbagia di Nuoro

Al processo di costruzione dell’identità sarda hanno contribuito non solo le comunità rurali e pastorali, che molti ritengono depositarie dei valori e dei saperi più genuini e arcaici, ma anche gli abitanti delle città e le classi cosiddette “egemoni”. La borghesia e gli intellettuali del XIX secolo hanno fatto “carte false”, è il caso di dirlo, per nobilitare l’identità nazionale dell’Isola prossima ad una perfetta fusione con il Piemonte e quindi con il nascente Regno d’Italia; né possiamo dimenticare l’apporto di scrittori, musicisti, giuristi e politici alla definizione, nel Novecento, di una “cultura sarda”.

Nel 2001 venne eseguito ai funerali di Maria José di Savoia, ultima regina d’Italia. Viene suonato in occasione della rievocazione storica della battaglia dell’Assietta, la cui rievocazione si svolge ogni anno nel mese di Luglio nella medesima località.

Polifonica Quartese

Le parole di Conservet Deu su Re che richiama nell’incipit l’inno inglese God Save the King/Queen. Particolarmente interessante è il motivo della terza sezione dell’inno (dopo la seconda ripetizione del ritornello), indicata nello spartito come “Tipo della Nazione” (ossia musica tipica dell’Isola) che è la più antica trascrizione di una melodia sarda, nella quale possiamo riconoscere le movenze di un ballo, forse un “dillu“.

TESTO

Cunservet Deus su Re
Salvet su Regnu Sardu
Et gloria a s’istendardu
Cuncedat de su Re!
chi manchet in nois s’animu
chi languat su valore
Pro fortza o pro terrore
Non apas suspetu, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Unu o omni chentu intrepidos
A ferru et a mitralia
In vallu e in muralia
amus a andare o Re.
Cunservet Deus su Re…
Solu in sa morte cedere
Soliat su Sardu antigu
Né vivu a’ s’inimigu
deo m’apa a dare, o Re.
Cunservet Deus su Re…
De fidos et fort’omines
Si fizos nos bantamus
Bene nos provaramus
Fizos issoro, o Re.
Cunservet Deus su Re…
De ti mostrare cupidu
Sa fide sua, s’amore
Sas venas in ardore
Sentit su Sardu, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Indica un adversariu
E horrenda dae su coro
Scoppiat s’ira insoro
A unu tou cinnu, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Cumanda su chi piagati
Si bene troppu duru,
E nde sias tue seguru
chi at a esser fatu, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Sa forza qui mirabile
Là fuit a’ su Romanu
E innanti a s’Africanu
Tue bideras, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Sa forza qui tant’atteros
Podesit superare
Facherat operare
Unu tuo cinnu, o Re.
Cunservet Deus su Re…
Sos fidos fortes homines
Abbaida tue contentu
chi an a esse in onzi eventu
cales jà fuint, o Re.
Cunservet Deus su Re
Salvet su Regnu Sardu
Et gloria a s’istendardu
Concedat de su Re!

TRADUTTORE

Iddio conservi il Re
Salvi il Regno Sardo
E gloria allo stendardo
Conceda del suo Re!
Che in noi languisca l’animo
E infermesi il valore,
Per forza e per terrore
Non mai temere o Re.
Iddio conservi il Re…
Uno contro cento intrepidi
A spade e a mitraglie,
Su valli e su muraglie
Noi correremo, o Re.
Iddio conservi il Re…
Solo in sua morte cedere
Soleva il Sardo antico,
Né vivi all’inimico
Noi cederemo, o Re.
Iddio conservi il Re…
Da fidi valent’uomini
Se nati ci vantiamo,
Ben proverem che siamo
Noi loro figli, o Re.
Iddio conservi il Re…
Di mostrarti cupidi
La fede e il loro amore,
Le vene in grande ardore
Sentono i Sardi, o Re.
Iddio conservi il Re…
Indica un avversario,
E orrendo dal lor cuore
Tonar s’udrà il furore
Ad un tuo cenno, o Re.
Iddio conservi il Re…
Comanda ciò che piacciati
Foss’anche troppo duro,
Ad esser sicuro
Che sarà fatto, o Re.
Iddio conservi il Re…
La forza che mirabile
Sentirono i Romani,
E prima gli africani
Potrai vedere, o Re.
Iddio conservi il Re…
La forza che altri barbari
Poteva già domare
Saprà far operare
Solo un tuo cenno, o Re.
Iddio conservi il Re…
I fidi e valent’uomini
O vedi tu contento
Che a te in qualunque evento
Quali fu, saranno, o Re
Iddio conservi il Re
Salvi il Regno Sardo
E gloria allo stendardo
Conceda del suo Re!

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