BAGHET SIb fabbricato da Daniele Bicego
Ecco qua un video con la mia nuova Cornamusa Bergamasca (detta tradizionalmente pìa o baghèt) in Sib, prototipo di recentissima produzione.
Ci tengo a specificare che il modello si rifà a quelli tradizionali e non è copiato da alcun altro strumento, nel senso che non mi sono basato su cornamuse di altre tradizioni, tipo gaita o musette (che pure conosco bene): è un progetto tutto mio.
Per iniziare ho preso spunto dagli strumenti originali, in particolare quelli che ho avuto occasione di misurare per primi: quindi i bordoni sono basati su quelli di Giacomo Ruggeri (detto fagòt), esaminati quando ancora erano in possesso di Luciano Carminati (ora sono in mostra al Comune di Casnigo); gli originali suonano in una tonalità più alta (molto vicina a Do) quindi per portarli a Sib ho dovuto allungarli di una misura stabilita con un semplice calcolo matematico; per il chanter mi sono basato su quello del Parècia (Valentino Savoldelli di Gandino, 1959-1924), che ricostruì nella sua forma originale più di 10 anni fa…come per i bordoni è in una tonalità vicina a Do quindi con gli stessi calcoli l’ho portato nella tonalità desiderata.
Oltre alla differenza di tono, ci sono altre sostanziali modifiche che ho dovuto apportare agli originali per ottenere uno strumento piacevole da suonare ed affidabile.
In particolare, gli originali hanno una serie di problemi:
– innanzitutto la scala molto “arcaica”
Che cosa intendo per scala arcaica?
Principalmente quattro cose:
– la terza che è una via di mezzo tra la maggiore e la minore (ma per un orecchio moderno, tende più alla minore)
– la sensibile in basso che è un tono intero
– la quarta che è tendenzialmente crescente
– l’assenza della settima minore in alto, e altre piccole cose..
Inoltre i bordoni, nelle cornamuse del Nord Italia (sulle altre ancora di più che sul baghèt) avevano dei diametri larghissimi nella foratura interna; con un diametro simile oltre ad avere più problemi di stabilità suonerebbero molto forte e con un timbro, diciamo così, rauco, granoso che secondo me crea delle risonanze non gradevoli quando i bordoni sono due.
Ho comunque mantenuto tutte le dimensioni, lunghezze e forature originarie con l’eccezione della prima sezione del bordone basso, che ha una foratura più piccola.
In più, lo strumento in generale è poco efficiente: certamente interessante dal punto di vista storico, ma oggi ben poche persone sarebbero disposte a suonare uno strumento così, di conseguenza ho apportato delle modifiche cercando di renderlo il più efficiente possibile.
Che cosa intendo per efficienza? Semplicemente:
1- Buona intonazione
2- Stabilità delle note del chanter (soprattutto basse), e dei bordoni
3 – Poca fatica fisica nel suonare, pur ottenendo un suono potente ed equilibrato, infatti…
4 – Il chanter deve essere penetrante ma al contempo dolce, armonico, insomma un suono che non sia sguaiato al chiuso, pur essendo ben percepibile all’aperto
5 – Agilità, facilità nei salti, abbellimenti sonori e aggressivi
6 – Inoltre, affidabilità, e necessità di meno manutenzione possibile, grazie anche all’uso di materiali sintetici per la valvola, le ance dei bordoni e del chanter (è comunque possibile montare ance in canna, con un risultato sonoro molto molto simile)
Ora, queste sono le caratteristiche che STO CERCANDO di ottenere, non voglio dire di averle già ottenute…
ultima avvertenza: il brano nel video non è bergamasco ma galiziano, una muinera suonata dal gruppo Felpeyu ed è composta da tante parti. Ho scelto di suonare questo brano perchè è secondo me il più adatto per mostrare le potenzialità dello strumento. Ho tagliato il primo giro per brevità.
Scusate per gli errori e la qualità del video non eccelsa…